Critica artistica

Achille Pace, Alfredo De Benedetti, Antonietta Caruso, Nicola Sorella, Silvana De Gregorio, Anna Francesca Biondolillo, Giorgio Falossi, Sandro Serradifalco, Leo Strozzieri, Carlo Fabrizio Carli, Dino Marasà.

ACHILLE PACE

Scritture Celesti

La pittura di Petrosino si potrebbe collocare nel punto di cerniera tra "ARTE ASTRATTA" e "POP ART". E' la rappresentazione dell'oggetto di consumo ma senza pubblicità. Dall'altro lato, il suo disegno arabescato ha una valenza "estetica" allegorica.
Una metafora linguistica caratterizzata e finalizzata al segno-colore autonomo (astratto). La dominante nella sua pittura è il disegno che l'artista controlla con un virtuosismo strabiliante.
Il quadro appare a volte affollato da una miriade di "segni-cose" perseguiti tutti da un'ossessionante idea meccanicistica, certamente simboli liberatori di una società tecnologica.
Un labirinto di segni che conducono ad un'unica uscita: all'immaginazione (a cos'altro può condurre l'Arte?).
Infatti, guardando i quadri di Petrosino non possiamo staccarci dal seguire, segno dopo segno, fino alla catarsi immaginativa e liberatoria dell'oggetto: frutti, segni grafici, lettere, numeri, vegetazione, residui meccanici. Una congerie di oggetti disparati come si possono vedere nella vetrina di un emporio. Oggetti non realistici, graficamente senza funzioni, oggetti misteriosi nella loro apparenza, validi solo per l'arte, lo spirito. Petrosino ci conduce a un racconto labirintico, incalzante, ossessivo dei frammenti strutturali, sul piano organico della superficie del quadro, per il piacere dell'occhio e per scoprire e godere l'unità dell'immagine.
Nei quadri monocromi, tema di queste osservazioni, un unico azzurro di superfici copre la tela solcato da segni bianco-neri. Gli "oggetti" disegnati sono autonomi da quelli che percepiamo quotidianamente con i nostri sensi, naturalisticamente. E' il riscatto creativo dell'artista nell'impossibilità di rappresentare gli oggetti nella loro unità-integrità.
Una condizione alienante per meglio rappresentare artisticamente ciò che vuole dipingere e liberarsene.
Petrosino non ha fatto una scelta a priori di completo distacco dell'oggetto. Tiene con esso un costante contatto e questo stato esistenziale implica la trasformazione delle cose in "Stile ideale". La sua pittura così friziona continuamente, in contrasto drammatico con il mondo: tra fantasia e realtà, libertà e conoscenza, sentimento e ragione, forma e contenuto. Per chiarire: il pittore si chiede: "Come posso dipingere un paesaggio? Diversamente: come posso dipingere la pittura?".
Ho accennato a questa problematica linguistica proprio perchè noto nella pittura di Petrosino un coinvolgimento di ricerca, in direzione della pittura mantenendosi tuttavia a debita distanza, in equilibrio tra le due opposte linee di tendenza (figurativo-astratto).

Marzo 2001


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